“Il battello giunse all’approdo dell’Isola Bella alle tre e quaranta minuti. Nessun indizio del battello di Arona. Un inserviente disse a Luisa che quel battello era sempre in ritardo per colpa del treno di Novara che non aveva quasi più regola, causa i movimenti militari. Nessuno discese all’Isola, nessuno era sulla riva tranne l’uomo addetto allo sbarco. Partito il battello, accompagnò egli stesso i due viaggiatori all’albergo del Delfino. Era un caso disk egli, che trovassero il Delfino aperto a quella stagione. I svernava una grossa famiglia inglese. Pareva l’isola del Silenzio, del resto. Il lago le taceva intorno immobile, la spiaggia era deserta, sui ballatoi delle povere vecchie casucce ammonticchiate sul porto, fra un bastione rotondo del giardino e l’albergo, non si vedeva persona viva. Gli inglesi erano fuori, in barca; l’albergo taceva come la riva e l’acqua. I nuovi venuti ebbero due camere grandi del secondo piano, a mezzogiorno, di fronte al malinconico stretto fra l’is